S. Marco - Monet (1985)
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| − | Inoltre, | + | Inoltre, Tozzi aveva realizzato un graffito (l'immagine del suo personaggio: "Wz") all'interno del loggiato dell'Accademia di Belle Arti di Firenze.<br> |
L'azione voleva invocare una riappropriazione da parte del cittadino degli spazi della città - a partire dagli spazi dell'arte, oggetto del culto della città stessa -, da cui il cittadino è sistematicamente escluso, nel nome di un immaginario che ribadisce esclusivamente la storia del potere e dei suoi interessi economici e speculativi. | L'azione voleva invocare una riappropriazione da parte del cittadino degli spazi della città - a partire dagli spazi dell'arte, oggetto del culto della città stessa -, da cui il cittadino è sistematicamente escluso, nel nome di un immaginario che ribadisce esclusivamente la storia del potere e dei suoi interessi economici e speculativi. | ||
Versione delle 15:36, 26 lug 2022
Animazione digitale, S. Marco - Monet, 1985
Indice |
Titolo:
S. Marco - Monet
Autore:
Tommaso Tozzi
Anno:
inverno 1984-1985
Tecnica:
Computer art - Arte urbana.
Luogo:
Sito web:
Descrizione:
Computer art:
Video realizzato nell'inverno 1984-1985 con un computer Apple II plus con implementata scheda di acquisizione digitale di sequenze video. Le immagini del video sono il risultato di un'elaborazione al computer di riprese di Piazza S. Marco a Firenze fatte con la telecamera e rielaborate al computer.
La scritta nell'animazione digitale, "Non noti mai una sinistra presenza tra le cose in cui vivi", vuole invocare la predisposizione ad uno sguardo "altro" verso la realtà che ci circonda.
Arte urbana e graffiti:
Precedentemente, nel 1984, Tozzi aveva realizzato delle strisce in eliocopia che aveva incollato di notte nei muri di Piazza S. Marco a Firenze. In tali strisce vi erano stampate alcune sequenze di immagini che divennero i fotogrammi del suddetto video.
Inoltre, Tozzi aveva realizzato un graffito (l'immagine del suo personaggio: "Wz") all'interno del loggiato dell'Accademia di Belle Arti di Firenze.
L'azione voleva invocare una riappropriazione da parte del cittadino degli spazi della città - a partire dagli spazi dell'arte, oggetto del culto della città stessa -, da cui il cittadino è sistematicamente escluso, nel nome di un immaginario che ribadisce esclusivamente la storia del potere e dei suoi interessi economici e speculativi.
